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Frasi dal Libro Venuto al mondo (Margaret Mazzantini)

Le poesie non si spiegano, se raggiungono il posto giusto le senti, ti grattano dentro.


La vita è un buco che s’infila in un altro buco. E stranamente lo riempie.


È vero, sono uno stupido! I poeti sono stupidi come mosche contro un vetro! Sbattono contro l’invisibile per arraffare un po’ di cielo!


Le guerre cominciano in tempo di pace nelle periferie delle città, mentre voi ve ne state nei vostri circoli culturali a discutere di poesia...


È stato più facile prima correre sotto le granate che dopo passeggiare sulle macerie.


Il mondo mi sembrava saturo di tutto. Gli amori erano, come il resto, cancerosi di nostalgia ma svelti nel consumo.


La speranza appartiene ai figli. Noi adulti abbiamo già sperato, e quasi sempre abbiamo perso.


Invecchiando si può di colpo diventare avari di se stessi, aridi con il mondo, perché niente ci ha davvero ricompensati.


Non si guarisce mai da ciò che ci manca, ci si adatta, ci si racconta altre verità. Si convive con se stessi, con la nostalgia della vita, come i vecchi.


Siamo due bambini. Di quelli piccoli, quelli che s’incontrano all'asilo e si amano di un amore molto più grande di loro.


E poco importa se il tempo non ci ha lasciato sperimentare. Da qualche parte siamo invecchiati insieme, da qualche parte continuiamo a rotolarci e a ridere.


Tieni un capo del filo, con l’altro capo in mano io correrò nel mondo. E se dovessi perdermi tu, mammina mia, tira.


La vita è come l’acqua, scompare, affonda e poi riaffiora dove può, dove deve.


Lottare per perdere è il fesso agonismo delle anime.


Il cuore batte, come una mano che bussa su una porta che nessuno apre. È la porta del coraggio che non si apre per lui stanotte.


La vediamo in televisione ogni sera, la guerra, questa è la vera novità. È vicina perché è a poche miglia di mare, è lontana perché ronza nello schermo TV.


Spesso non ci accorgiamo di quello che abbiamo, non siamo grati alla vita.


Impara solo quello che ti piace, Gemma, il resto lascialo agli altri, non ti accanire.


La schiena è la parte che non puoi vederti, quella che lasci agli altri. Sulla schiena pesano i pensieri, le spalle che hai voltato quando hai deciso di andartene.


Se il destino di un uomo è annegare, annegherà anche in un bicchiere d’acqua.


È pericoloso restare in asse, esattamente dove si è, senza spostarsi di un millimetro, mentre tutto cade. È un eroismo che non serve a nulla, come non serve a nulla la dignità.


Forse questo è l’amore quando raggiunge la sua vetta. Ebbro come uno scalatore che s’è arrampicato e poi è arrivato, e più su di così non può andare, perché comincia il cielo.


Era scivolata in mezzo a noi per caso, come un figlio quando si fa l’amore. E questa era una notte d’amore.


Velida stamattina può piangere perchè piove così tanto che nessuno si accorgerà delle sue lacrime.


Suo padre diceva che la nuca conserva l’odore della nascita, del vento che ha portato il seme. Come un solco nella terra.


Oggi mi piace tutto quello che ho perso, tutto quello che non vedrò più.


Il fango fermo della vita ora è polvere che vola verso di me.


Sono i bambini che sono nati e su di loro giace l’universo invisibile degli altri, di quelli che non sono potuti venire al mondo, attraversare il loro destino terrestre.


Appoggiati a un tavolino alto guardiano la strada oltre la vetrata, i primi movimenti del giorno. […] Che bello quando nasce qualcosa.


Voglio un figlio, un figlio come eri tu, come sei tu…voglio ridarti un padre…vorrei ridarti tutto, amore mio.


Aveva semplicemente perso il senso della vita. La pietà muore insieme al primo che uccidi. Era morto anche lui, per questo sorrideva.


Un tempo ero la sua ragazza, adesso va a spasso con la sua macchina fotografica, fa l’amore così, con quello che gli capita nel mondo, come un prete.


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