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frasi dal libro brevemente risplendiamo sulla terra (Ocean Vuong)

Quando finisce una guerra? Quando potrò pronunciare il tuo nome e fare in modo che combaci solo con il tuo nome e non con tutto ciò che ti sei lasciata alle spalle?


Una volta mi hai detto che l’occhio umano è l’invenzione più solitaria di dio. Tutto il mondo che attraversa la pupilla eppure la pupilla non trattiene niente. L’occhio, da solo nella sua orbita, non sa neanche che ce n’è un altro proprio come lui, a pochi centimetri di distanza, altrettanto affamato, altrettanto vacuo. Spalancando la porta di casa sulla prima nevicata della mia vita, hai sussurrato “Guarda.”


Come facevo a spiegarti che stavi descrivendo la scrittura? Come facevo a dirti che dopotutto io e te siamo vicini, che siamo le ombre delle nostre mani su due pagine diverse, pronte a confondersi?


Una migrazione può essere innescata dal taglio di un raggio di sole che indica un cambio di stagione o di temperatura, di stadio nella vita vegetale o di assenza di scorte di cibo.


Il suo nome si è spinto verso la punta della mia lingua prima che riuscissi a fermarlo. Riemerso in superficie, mi sono seduto su un idrante e ti ho chiamato.


Se siamo fortunati, la fine di una frase è dove possiamo cominciare. Se siamo fortunati, qualcosa viene trasmesso in avanti, un altro alfabeto scritto in sangue, muscolo, e neuroni; antenati che aggravano la loro stirpe con l’impulso e la propulsione silente di volare verso sud, di voltarsi verso il posto nella storia a cui nessuno era destinato a sopravvivere.


I muri più atroci sono fatti di vetro, Ma’. Ovunque dentro di me sentivo il bisogno di attraversare la lastra e saltare fuori dalla finestra.


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